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“Tuffo in discarica”
tavola #211: Tuffo in discarica

storyboard

clicca per espandere ==== vignetta #1
Largo: Mmmh…
Largo: Non ho i mezzi per modificare adeguatamente il nostro equipaggiamento.
==== vignetta #2
Largo: Ed ho anche finito il nastro isolante.
Largo: Devo andare a cercare dell'hardware più l33t.
==== vignetta #4
Largo: Ehi, tipo, vado a fare un tuffo in discarica.
Piro: Tuffo in discarica?
==== vignetta #5
Largo: Sì. Le aziende buttano sempre via dell'ottimo equipaggiamento. Scavare nella loro immondizia può essere molto vantaggioso.
==== vignetta #6
Erika Hayasaka: <Oi, Piro, tornerò tra poco…>
Erika Hayasaka: <Allora, questo è il tuo amico?>
==== vignetta #7
Largo: Woah.
Largo: B4mb0lon4.
Largo: Sono vere quelle?
==== vignetta #8
Piro: <OK, Largo, divertiti a scavare nell'immondizia!>
Piro: Fuggi, sciocco. Non sai cosa rischi!
Largo: Co… Cosa ho fatto?

console

<lazyboy>

“Tetrigenìa”

giovedì 2004-02-26

Da ormai un paio di settimane sto conducendo un allenamento psico-fisico-spirituale basato su Tetris, il che sta seriamente compromettendo i miei studi.
Il principio è questo: Tetris, nella sua apparente semplicità, nella sua logica basilare, mette in realtà alla prova riflessi e rapidità di pensiero, portando così -se praticato con costanza- al miglioramento dell'individuo da un punto di vista mentale.
Non è certo una novità: i videogiochi ci allenano a superare le difficoltà della vita quotidiana. Migliorano, come già detto, i nostri riflessi, le nostre capacità logiche e strategiche.
Non si tratta di puro e semplice svago, i videogiochi stanno in realtà creando una nuova genìa superiore per intelletto rispetto alle precedenti. Una genìa ai miei ordini!
E' solo questione di tempo ormai: IL MONDO E' MIO!!! BWAHAHAHAHAHAH!
Uh...
Scusate, mi sono lasciato trasportare... ecco, lo vedete dove mi ha portato l'abuso di Tetris?

<clem131>

“Saint-Exupéry”

lunedì 2004-02-23

"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, "sono così triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.

Ma dopo un momento di riflessione soggiunse : "Che cosa vuol dire 'addomesticare' ?"
"Non sei di queste parti, tu" , disse la volpe, "che cosa cerchi ?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire 'addomesticare' ?"
"Gli uomini", disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso ! Allevano anche delle galline. E' il loro interesse. Tu cerchi delle galline ?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire 'addomesticare' ?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire 'creare dei legami'..."
"Creare dei legami ?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire", disse il piccolo principe. "C'è un fiore ... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh ! Non è sulla Terra", disse il piccolo principe.

La volpe sembrò perplessa: "Su un altro pianeta ?"
"Sì".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta ?"
"No".
"Questo mi interessa ! E delle galline ?"
"No".
"Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea: "La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò.
Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda ! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano ? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste ! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano...".

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore...addomesticami", disse.
"Volentieri", rispose il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non si conoscono le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami !".
"Che bisogna fare ?", domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino...."

Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità ! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'è un rito ?", disse il piccolo principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata" , disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso ! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".