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“qui fuori”
tavola #1002: qui fuori

storyboard

clicca per espandere ==== vignetta #1
Kimiko Nanasawa: <Lasci-->
Kimiko Nanasawa: <Wah?!>
==== vignetta #2
Kimiko Nanasawa: <Esattamente cosa pensi di stare--!>
==== vignetta #4
Kimiko Nanasawa: <Come siamo arrivate qui fuori??>
==== vignetta #6
Kimiko Nanasawa: <Insomma, ma che sta succedendo?>
Kimiko Nanasawa: <Chi sei?>
==== vignetta #7
Miho: <Mi chiamo Tohya Miho.>
Miho: <Mi spiace, ci siamo incontrate la scorsa settimana, ma non mi sono mai presentata.>
==== vignetta #8
Kimiko Nanasawa: <Incontrate?>
Miho: <Sì, al negozio dove Piro-san lavora.>
Kimiko Nanasawa: <Tu conosci Piro-san?>
==== vignetta #9
Miho: <Potresti dire così.>

console

<lapo>

“Monotone Summit '07”

domenica 2007-02-18

Sono ‘appena’ tornato da un viaggetto in USA (Bay Area per la precisione), in cui mi sono recato per partecipare al “Monotone Summit '07”, ovvero un ritrovo di sviluppatori (ed potenziali tali) di Monotone, un software di controllo versione opensource, distribuito e sicuro (in molte accezioni del termine).
Mi vedo già la pubblicità: “CVS vi produce bruciori di stomaco, Subversions vi dà il mal di testa? Monotone pillole… e tutto passerà!”
Battute a parte, è un sistema veramente ben fatto; in primis è, come dicevo, molto incentrato sulla sicurezza: tutto ciò che viene ‘committato’ viene firmato digitalmente con la chiave RSA dello sviluppatore che ha fatto il ‘commit’, ogni metadato subisce verifiche di consistenza ad ogni trasferimento ed uso, è perfino protetto da problemi hardware come corruzione dei dati su disco oppure errori di rete, dato che tutti i contenuti sono indicizzati e verificati tramite il loro valore di hash crittografico (attualmente è in uso l'algoritmo SHA-1, ma è già prevista la possibilità di upgrade) e che i dati sono protetti da ridondanza, dato che sono presenti sul computer di ogni sviluppatore.
Essenzialmente, se non avete capito una parola di quello che ho detto, fidatevi di questo semplice concetto: i file che decidete di versionare con Monotone non si corromperanno o andranno persi (piccolo effetto collaterale: sarà difficile perderli anche se lo vorrete!).
Ah, dimenticavo di dire che compila sulla maggior parte dei sistemi operativi e sono disponibili pacchetti binari per molti di questi (compreso Windows); ancora un po' carente dal punto di vista di interfacce grafiche carine: ce ne sono alcune molto promettenti, ma ancora abbastanza acerbe.
Beh, eviterò di tediarvi oltre: se avete dubbi o domande a riguardo, non esitate a scrivermi!

Ma tornando a bomba sull'argomento, nella mailing list di Monotone era da tempo nell'aria l'idea di fare un incontro per sviluppatori… ma l'idea si è davvero iniziata a concretizzare solo quando
Google, che conosceva il progetto grazie alla scorsa Summer of Code, ha proposto di ospitare l'evento! È così, che dal 5 all'11 febbraio sono stato a Mountain View, California, nel palazzo 46 del Googleplex, a programmare come un pazzo in compagnia di una dozzina abbondante di persone simpatiche e tra le più disparate: neozelandesi, australiani, londinesi, canadesi, californiani; sviluppatori di NetBSD, Mozilla, ECMAScript 4, GCC e quant'altro; portatili con Windows, vari Linux, FreeBSD, NetBSD, molti window manager minimali o quasi assenti (ad esempio evilwm), moltissimi utenti Emacs. Non vi dico quanto è più difficile capire (e partecipare a) una chiacchierata in inglese dove ci sono 5 varianti totalmente diverse della lingua!

Ma parliamo un attimo della sede centrale di Google, perché è davvero bella. Ma, tipo, veramente bella. È il regno dell'abbondanza (uno tra tutti: cibo, macchinette per le bibite e frigo di bevande e succhi di frutta gratis ovunque), ma non ho visto spreco; dell'alta tecnologia, ma anche del rispetto della natura (il tetto abbonda di pannelli solari, gli impiegati possono liberamente utilizzare lavatrici ad alta efficienza e detersivi a basso impatto ambientale). Inoltre il posto è piuttosto verde e spazioso (ma va beh, in USA ‘spazioso’ è un concetto abbastanza diffuso, più che altro perché hanno spazi più vasti su cui costruire).
Ah, la mensa. La mensa principale, quella del palazzo 40 (AFAIR!), ha lasciato un ricordo molto piacevole alle mie papille gustative: la prima volta ho preso un burrito enorme rispondendo praticamente a caso alle 6-7 domande che mi sono state fatte a riguardo (e temo di aver sbagliato qualche abbinamento dato che il tizio che mi ha servito se la ridacchiava) con un abbondante contorno di tofu cotto in un'ottima salsina; la seconda volta un enorme burrito “con la carne, ma per il resto faccia lei che non sono pratico e non so cosa scegliere” accompagnato da un'ottima zuppa con gamberi e cozze; ma la scelta era molto molto più ampia. E poi non aver bisogno di perdere tempo in fila per pagare rende tutto più scorrevole e carino.
Insomma è un posto che, se non fossi legato a Milano da legami d'amore, d'amicizia, d'abitudine e di lavoro, sarebbe sicuramente in cima alle mie preferenze.

<mornon>

“TMI”

domenica 2007-05-06


Il titolo di questa vignetta è un acronimo per "Too Much Information, un'espressione gergale indicante che qualcuno ha divulgato troppe informazioni personali e ha fatto sentire l'ascoltatore a disagio" (tradotto da Wikipedia); non avendo trovato un analogo acronimo italiano, abbiamo preferito lasciarlo inalterato. Qui la spiegazione del significato :-)