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“Quasi a casa”
tavola #41: Quasi a casa

storyboard

clicca per espandere ==== vignetta #1
Piro: Wow, mi stupisce che tu sia riuscito a ottenere il denaro per tornare a casa da Ed e Dom.
Largo: Beh, so un paio di cosette su entrambi. Di solito sganciano quando gliele ricordo.
Piro: Adesso dobbiamo solo comprare i biglietti.
==== vignetta #2
Largo: Certo, ma prima un paio di birre! Guarda, quel bar è aperto!
Piro: No, Largo! Abbiamo appena i soldi per i biglietti!
==== vignetta #3
Piro: Non possiamo spendere nulla di quello che ci hanno mandato Ed e Dom o non potremo...
Piro: …pagare…
Piro: …i biglietti…
==== vignetta #4
Tsubasa: Ah… come mai ancora qui?
Piro: Ehi, è tornato. Avevamo mica deciso cosa raccontargli?
Largo: Naa, dagli un paio di birre e mostragli la roba che hai preso in quel game shop e sarà a posto.
Piro: Giusto.

console

<lazyboy>

“Runt e uomini ombra”

domenica 2003-05-11

Alle volte mi convinco di essere l’uomo ombra di questo team traduttivo, nel senso che il mio contributo all’opera è ancora piuttosto oscuro… E’ proprio prendendo atto della mia tendenza all’inefficienza che gli altri traduttori, stamattina, mi hanno apostrofato: “Cazzo Lazy Boy, cerca di dare un significato alla tua esistenza: fa qualcosa, produci! E se proprio non vuoi metterti a tradurre le tavole, fa comunque qualcosa di semplice, chessò, scrivi un rant!” “Ehi ragazzi, andiamo! Ho un sacco di cose da fare, io… devo studiare, badare al mio sito, eppoi devo giocare al computer e leggere Linus, eppoi… eppoi devo…” (alla disperata ricerca di altre scuse) “Muoviti!!!”
E così, eccomi qua a cercare ispirazione ingurgitando Altoids, le caramelle alla cannella “curiously strong”, e ascoltando Think Tank, l’ultimo album dei Blur, quando mi accorgo che soltanto a scrivere di come mi sono ritrovato in questa situazione già sono a metà dell’opera.
Potrei a questo punto fare delle considerazioni sulla parola rant, di cui ignoro il significato (solo colui che ormai non è più dotato di una reputazione ammette candidamente la propria ignoranza…). D’istinto salta all’occhio (o meglio, all’orecchio) l’assonanza con il verbo rantolare, sebbene personalmente credo di poter escludere qualunque legame frai due termini. La seconda associazione a venirmi in mente è quella con la parola runt, usata da me ed i miei amici quando giochiamo a poker per definire una mano senza alcun valore (“Merda, ho un runt!”). L’occasione in cui più facilmente accade di ritrovarsi con un runt in mano è ovviamente quando si tenta di fare una scala.
Ma ho come l’impressione di stare nuovamente sviando…
In effetti potrei semplicemente mettermi a parlare di Megatokyo, ma probabilmente tutto quello che potrei dirvi lo trovate già nell’articolo di Clem. Posso solamente dirvi che condivido la battaglia di Largo contro il male e che di recente mi sono impegnato su questo fronte rigiocando Doom e Doom II: a parte essere stato colto da un attacco di nostalgia, quello che più mi ha stupito sono stati i limiti del gioco (con questa affermazione non voglio certo togliere nulla alla statura delle due opere della Id), come ad esempio il fatto (non me ne ricordavo…) che non si può saltare!
Sto nuovamente andando fuori tema, quindi mi sa che è meglio se concludo su questa nota nostalgica…

<clem131>

“viaggi extracorporei e ferite un po' meno”

giovedì 2003-05-15

Devo dire che ho sempre avuto una certa passione per il tipo di studi che conduco. Detesto studiare determinati aspetti della materia, ma quando trovo qualcosa che mi sconfinfera sul serio parto per certi viaggi che ve li raccomando. La scorsa settimana ho praticamente respirato guaranà e ormoni (nella cui produzione sono coinvolte diverse persone anche se loro, per fortuna, lo ignorano) per arrivare a venerdì intero e sano di mente dopo una settimana di lavoro in ospedale in cui ho dato il meglio di me. Diciamo che l'argomento studiato mi esaltava.
Ho così deciso di prendermi un week end come dire... insomma, semel in anno licet insanire, e così eccomi lì, venerdì sera, distrutto da una settimana campale, diretto dall'altra parte di Milano con il dichiarato scopo di fare bordello con Lazy Boy e qualche altro amico. Torno a casa alle 4, cercando di ricordarmi dove abito, e alle 8.30 salto in piedi per fare la valigia e correre alla stazione, raggiungere Bologna per mezzogiorno ed aiutare la cugina a preparare la festa di laurea. La festa di laurea. LA FESTA DI LAUREA.
Sono partiti n°162 litri di vino, e diciamo che una certa qual allegria permeava gli spiriti di noi preparatori-di-feste nonostante fossero le 16 e la festa cominciasse alle 22.
Dopodiché, il degenero.
Ora, il vino che avevamo preso era proprio buono. Niente birra, niente superalcoolici. Vino. Mia cugina diceva che la sbornia di vino non è cattiva come le altre, io lì per lì non ci credevo, ma in effetti è così. Stupefacente. Emh.
I miei ricordi della serata:
- un paio di canzoni strafighe che conoscevo solo io e che ho messo su in console mentre là sotto si agitava una marmaglia danzante composta di mani semoventi, gambe ipercinetiche, bouncin'tette, il tutto su uno strato di poltiglia composta da sudore, vino e fanghiglia proveniente dalla piovigginosa serata all'esterno; mi sento il moto browniano della folla, o forse la poltiglia al di sotto; controllo duodeno... tutto ok, sarò solo al decimo bicchiere, suvvìa...
- avendo perso quasi subito i contatti con quelle 4 persone che conoscevo, mi sono aggirato scambiando qualche battuta saltuaria con la gente in mezzo al casino, salvo ritirarmi di tanto in tanto accanto al calcetto, a seguire con le pupille dilatate la palla. Devo dire che l'effetto Stendhal in questo caso non è stato affatto spiacevole; sono una pallina bianca e mi sembra di stare sulle montagne russe, tovarisch, j0;
(parentesi: quasi subito mi ha preso un non so che per cui ero imbarazzatissimo. Immagino di sapere come mai, ma è strano, cazzarola. Di solito sono bello pimpante, mia cugina deve aver pensato che sono una cozza. Inoltre ricordo non meno di 4 persone, amici di mia cugina che non vedevo da anni, salutati i quali mi sono eclissato, preso dal panico di "adesso che cazzo dico" e "adesso che cazzo faccio" o sarcazzo cosa.)
- un messaggino mandato a una mia amica (e il timore FOLLE di averle scritto chissà quale apprezzamento volgare o proposta di matrimonio); sono un pirla, niente viaggi strani, sono proprio un pirla :).
- uno che mi versa sui pantaloni del vino per sbaglio; sono un enorme martello come quelli di Kaori (o Kreta), l'assistente di City Hunter, e mi abbatto con violenza sulla crapa del trippone che mi ha devastato i pantaloni. Che soddisfazione. Lo guardo intensamente mentre faccio questo piccolo viaggio, lui probabilmente annusa la cosa e si eclissa come un interista a San Siro martedì sera. Un tizio si accende una sigaretta appoggiandola su di me. No, nel senso che la accende su di me. Cioè, mi ero scaldato tanto che ero rovente e quindi... capito?
Uff.
- una canzone che ho detto "questa assolutamente la ballo con la Diana"(mia coogeena), giuro che non son riuscito a raggiungerla, in più lei era fuorissimo. Sono un povero naufrago che rotea nel Maelstrom in un racconto di Poe.
- mio cugino che aveva lo squaraus ed è arrivato dopo, trovandomi con nello stomaco mezzo Delphinarium di Riccione, e si è sparato (poraccio) tutte le mie paranoie più assurde sulla mia vita di questo periodo. In questo momento non so chi sono, ma sono molesto.(Giacomo, se leggi qui perdonami :)) . Ogni tanto mio cugino si guardava intorno eloquentemente, ho realizzato dopo che erano richieste di aiuto. I suoi amici, bastardi, mica l'hanno liberato da me!

Non ho ricordi, assolutamente, del periodo dopo l'una circa. Mi ha preso uno scazzo da competizione e mi son ritirato da qualche parte. Mi son ritrovato sveglio e in piedi alle 6 circa, non so dove ho dormito, senza cellulare, che poi ho ritrovato su una panchina del parco fuori, con metà pantaloni verdi che non so come mi son verdizzato, un'escoriazione sulla schiena che non so come mi sono fatto e niente più ciondolo a forma di mostro verde che avevo al collo.
Gh.
Nel pomeriggio ho preso il treno e son tornato a Milano; ero in condizioni pietose, avendo solo di ricambio una maglietta e la biancheria intima ero rimasto con i pantaloni verdi, e in più mi ero lavato solo sommariamente(meowr); in metrò a un certo punto mi tolgo gli occhiali da sole, dicendomi "vabbé qui giù non mi servono" e all'istante un tizio dai lineamenti indiani mi dice "Tutto bene?". Io: "Sì, perché?" lui: "Italiano?" Io: "...sì, perché?" lui: "Niente, niente". Mi riinfilo istantaneamente gli occhiali, devo avere una faccia assurda. Arrivo a casa alle 18.25, dove Lapo è passato a prendermi che ero praticamente appena entrato in doccia, per andare a giocare a D&D.
Alle 2 ero a casa.
La mattina dopo ho iniziato la settimana alle 7.15, pimpante come un mastino napoletano al convegno di Forza Italia.
Lapo mi ha fatto una domanda: "Ma insomma, ti sei divertito?"
Và che non è mica una domanda così banale come mi sembrava.
Io dico di sì, però il mio atteggiamento mi ha dato da pensare.
Mah.
Vi terrò informati.