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“quel tipo di gaijin”
tavola #189: quel tipo di gaijin

storyboard

clicca per espandere ==== vignetta #4
Kimiko Nanasawa: <Ehi, Erika…>
Kimiko Nanasawa: <Che tipo è questo Piro-san con cui lavori?>
Erika Hayasaka: <Tranquillo. Otaku. Bravo ragazzo. Perdente.>
==== vignetta #5
Kimiko Nanasawa: <No, quello che voglio dire è… pensi che sia il tipo di gaijin che convivrebbe con delle ragazze minorenni mentre sta in Giappone?>
==== vignetta #6
Kimiko Nanasawa: <Erika?>
==== vignetta #9
Erika Hayasaka: <È ovvio che la tua piccola dieta ti sta danneggiando il cervello>
Erika Hayasaka: <Ora mangialo o ti terrò ferma e te lo farò ingoiare col cucchiaio.>
Kimiko Nanasawa: <Sì, signora.>

console

<lazyboy>

“Nu communications from the lab”

lunedì 2004-01-19

E' passato del tempo ma... Lazy Boy torna a rantare! Quando sarà stata l'ultima volta? Neanche lo ricordo...
E che è successo nel frattempo? Beh, un mucchio di cose, credo. Sono stato in Affrika, ad esempio, e già solo qui ce ne sarebbero di cose da raccontare. Ma magari un altro giorno, che servirebbe un rant intero solo per questo.
Ho festeggiato l'arrivo dell'anno nuovo tentando di spaccarmi il cranio, infrangendo il mio precedente record di velocità d'infortunio: solo 40 minuti dalla mezzanotte! Ma Clem può testimoniare che tempo neanche un'ora ero di nuovo a ballare, coi capelli incrostati di sangue e una strana ma in fondo rassicurante leggerezza nella testa.
Ho letto un libro, dall'ultimo rant.
"Sai che roba!" direte voi.
No, vabbè, non è che ne ho letto solo uno, ma ne ho letto uno che ho trovato particolarmente significativo: si intitola L'Etica Hacker ed è stato scritto da un finlandese, tale Pekka Himanen, che, alla luce delle categorie utilizzate da Weber per studiare la cosiddetta etica protestante, analizza lo stravolgimento della concezione capitalistica del lavoro che l'affermazione dell'etica hacker lavorativa comporterebbe. Da una parte il lavoro come fine in sè stesso, dall'altra il lavoro come espressione di sè e strumento di autorealizzazione. Da una parte il lavoro in funzione del denaro, dall'altra in funzione della creazione pura, del riconoscimento da parte della comunità dei pari. Da una parte il tempo del lavoro che colonizza il tempo dello svago, dall'altra questi due tempi che si fondono.
E via dicendo.
Insomma, un libro che vi consiglio caldamente.
Poi, come già ha avuto modo di sottolineare Clem, c'è stato il lavoro dietro al progetto Covo degli Sbronzi, che fra poco vedrà la luce. Vi terremo informati, state sicuri.
E poi la vita di tutti i giorni.
Cose così insomma. L'importante è che sono sempre qui, con il resto dello Staff e con voi, con Piro e con Largo. Lazy Boy, come sempre.

<lapo>

“Il giornalismo serio”

lunedì 2004-01-19

Oggi mi sento provocatore, sì.
E quindi, ecco il titolo:

Il giornalismo serio

Prologo: ieri un amico (ciao, Omy!) mi ha mandato un link commentandolo nel seguente modo: "Lascio a te i commenti, ricordandoti che non è www.miocuggino.com ma è www.tgcom.it, come dire il repubblica.it di mediaset, quindi DOVREBBE essere un sito serio di informazione online."

Come il mio amico già sapeva, con me sfonda una porta aperta, ma quel link è servito comunque a ricordarmi quanto il giornalismo, o meglio quello che IO considero giornalismo, ovvero il servizio di riportare alla gente notizie possibilmente vere e possibilmente non pre-digerite, sia oramai uno dei settori della fiction (senza nulla volere alla fiction, genere che mi piace anche molto, quando non afferma di essere 'vero').

L'olio di serpente

Come saprete se avete letto i miei precedenti "rant" (non sapete cosa è un rant? bene, QUESTO è un rant) sono un appassionato di crittografia (e quindi anche di sicurezza in senso più lato).
Non essendo un filosofo non mi è permesso usare artefatti magici come il "Rasoio di Occam" (per quanto il buon prof. Braicovich ci abbia provato, a spiegarci cos'è) quindi dovrò affidarmi semplicemente alla mia capacità di ragionare.
Come ho sempre fatto, ma come anche Bruce Schneier consiglia nel suo penultimo libro ("Pratical Cryptography", un libro che dovrebbero leggere tutti) è sorprendente quante cose si possano capire semplicemente chiedendosi "chi ci guadagna?".

Chi ci guadagna a fare mala informazione?

Non ho alcuna intenzione di far diventare il discorso troppo politico (sono dell'idea che ognuno debba avere le sue idee e che tutti siano abbastanza intelligenti da farsele da soli, queste idee, senza bisogno di odioso proselitismo) mi viene in mente che "la religione è l'oppio dei popoli".
Vero, qua la religione non c'entra niente, ma anche l'ignoranza è un oppio del popoli parecchio funzionante, oggi probabilmente anche più di altri "oppi".

Ma torniamo al titolo di questo 'capitolo': olio di serpente.
Cos'è l'olio di serpente?
L'olio di serpente è ciò che guarisce tutti i mali, la medicina definitiva, la pietra filosofale del Far West.
La prima volta che ho sentito parlare di olio di serpente era in uno scritto di Phil R. Zimmermann (autore di PGP) nell'accezione di "fregatura", "pacco", "prodotto dalle mille millantate proprietà".

Che si parli di crittografia, di elisir per la lunga vita o di altro, l'olio di serpente ha una sua identità, si distingue dal "resto" in modo sottile ma definito e l'occhio preparato lo può cogliere facilmente.

La vista a raggi X

Cosa ci dice quell'articolo sulla propria serietà?
Parecchio.

Titolo ad effetto: li odio, sono secondo me il peggior male del giornalismo dozzinale; aborro titoli come "l'autostrada uccide ancora" (non sarà il guidatore, quello che uccide, forse?). Questo titolo, nello specifico, richiama a "poteri da Superman" e crea un contesto 'fantastico' per facilitare il resto dell'articolo.

Frasi a effetto come ad esempio "arrivare sino a livello molecolare"; frase che, ci metterei una mano sul fuoco, sulla rassegna stampa usata per scrivere quell'articolo non era presente, in quanto non ha neanche molto senso in sé, come frase.

Limitazioni poco sensate come ad esempio "funziona di giorno e non di notte"; mi pare strano peraltro, siamo fin da piccoli abituati a "viste speciali" che funzionano di notte e non di giorno, questa della vista speciale che funziona solo di giorno è qualcosa di "originale", non presente nell'immaginario collettivo (o forse solo un patetico tentativo di "umanizzare" un potere "non umano").

Andando poi a scavare in rete (grazie, Knoe!) si trova un equivalente articolo inglese, più lungo, che cita altre limitazioni poco sensate come "funziona sugli altri ma non su di lei": allora, decidiamo, se stiamo parlando di "scienza" (no, avete ragione, non stiamo parlando di scienza, ma almeno gli autori dell'articolo ne avrebbero intenzione e mi aspetterei un minimo di coerenza) e questa ragazza percepisce fotoni con frequenza adeguata (cosa che, peraltro, un occhio umano non ha alcuna possibilità, neanche teorica, di fare) allora che quantomeno funzioni su tutto e (soprattutto) tutti! Cos'è, la sua carne è fatta di materia più densa delle altre e quindi le è impenetrabile?
Ottimo, secondo potere tratto dallo stesso super-eroe!

Volendo ammettere la fantascienza più sfrenata come vera (in tal caso come prima cosa vorrei fare un saluto al comandante Kirk!) ipotizziamo che esista la "vista a raggi X". No, aspetta, non basta, mi serve una vista a raggi X che vede "alcune persone" e non "altre".
Qua ci sono due possibilità: o il corpo di lei è composto da materiale impermeabile ai raggi X, oppure il problema è proprio che "è il suo".
Il primo caso è probabilmente il più divertente, il secondo caso invece è giustificabile.
Quasi.
Anzi, a metà.
Quell'abbastanza "quasi" da richiedere la parola "meta" davanti alla parola "fisica".

La religione è l'oppio dei popoli, dicevo?
Di per certo lo è stata nel passato, ma oggi non è più di moda.
Oggi è molto più facile credere che gli X-men siano tra noi piuttosto che credere a una qualsiasi religione.



Che è successo?
Oddio, pare che io abbia fatto uno dei miei rant più lunghi 0=)

A presto,
Lapo